Foreste, borghi, piccole città, edifici incompiuti, infrastrutture secondarie, stabilimenti industriali inattivi: con cinque progetti calati in altrettanti territori, il destino delle aree interne dell’Italia passerà (anche) per la 16. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Dal 26 maggio prossimo, varcando la soglia del Padiglione Italia curato dall’architetto Mario Cucinella, il tema delle aree interne del Paese acquisirà una rilevanza anche architettonica e paesaggistica. Dopo il focus sulle periferie, con il progetto curato da TAMassociati nel 2016, alla 16.Mostra Internazionale di Architettura di Venezia l’attenzione si condenserà infatti su quel 60% del territorio italiano, abitato dal 25% circa della popolazione nazionale, nel quale i fenomeni dello spopolamento, dell’invecchiamento della popolazione, dell’impoverimento, se non adeguatamente contrastati, finiranno per rendere silenti secoli di storie, memorie, identità. Si tratta di una porzione del Paese spazialmente e temporalmente lontana dai centri di servizio essenziali, sulla quale spesso agiscono anche la cronica fragilità del territorio italiano e l’alto rischio sismico. Eppure “l’architettura può fare molto, perché il nostro è un lavoro di responsabilità sociale”, racconta con convinzione Cucinella in occasione della presentazione alla stampa, insistendo su una pratica semplice, quanto trascurata: l’ascolto. Già principio fondativo dell’azione intrapresa dalla SNAI – Strategia Nazionale Aree Interne, la capacità di fermarsi ad ascoltare – ed elaborare – le necessità di un territorio sembra essere un atteggiamento perfettamente nelle corde del teorizzatore dell’ “empatia creativa”: si pensi, ad esempio, al processo di progettazione partecipata per una nuova scuola da lui condotto a Pacentro, in Abruzzo. Non sorprende, quindi, che il Padiglione che lui stesso più volte definisce un “viaggio” sarà un “atto creativo collettivo”, manifesto di una dimensione partecipata, risultato di un iter multidisciplinare e inclusivo. Scegliendo, dal punto di vista metodologico, di porsi come coordinatore di un team di professionisti, tutor, esperti, architetti, fotografi e soggetti istituzionali, Cucinella ha messo in atto in prima persona “una politica di ascolto, proprio per capire dove si è spezzato quello che per secolo ci ha permesso di interpretato i desideri dei territori e trasformarli in architettura”.
In questo quadro va dunque collocata la call lanciata nei mesi scorsi, finalizzata a raccogliere progetti, eterogenei per scala e funzione, messi a punto proprio per i territori interni. Oltre 500 le candidature pervenute, 65 delle quali confluiranno nel percorso di visita. “Itinerari”; “Futuro”; “Progetti Sperimentali” saranno le tre “macroaree” individuabili nell’allestimento di Arcipelago Italia. L’incipit sarà assegnato al racconto delle modalità con cui l’architettura contemporanea si sta manifestando nelle aree interne, con una “lettura alternativa a quanto offerto dalle città metropolitane” e la presentazione degli esiti della call. I progetti scelti, “virtuosi, empatici e misurati” ma ancora non svelati, andranno anche a delineare un ritratto dello stato della professione in Italia, Paese nel quale una “Legge per l’Architettura è essenziale”, come ha ricordato a gran voce Cucinella. Da “Itinerari”, l’orizzonte si sposterà quindi sul “Futuro”, delineato dai dati raccolti dal Cresme: gli indicatori proposti chiariranno, numeri alla mano, quelle tendenze – come l’emergenza spopolamento – alle quali solo iniziative mirate potranno porre un freno. Epicentro di Arcipelago Italia saranno i cinque “Progetti sperimentali”, concretamente calati nelle aree interne, scelte nei mesi scorsi: la Barbagia con la piana di Ottana, in Sardegna; la Valle del Belice con Gibellina, in Sicilia, con l’intervento già avviato nell’incompiuto teatro di Pietro Consagra; Matera e gli scali ferroviari di Ferrandina e Grassano, in Basilicata; Camerino, nelle Marche, all’interno della zona dell’Italia Centrale colpita dal terremoto del 2016; l’Appennino Tosco-Emiliano, con particolare attenzione per il Parco delle Foreste Casentinesi. In questo modo si è delineata un’occasione concreta per sei team di progettisti, chiamati a misurarsi con le specifiche necessità dei territori individuati e ad avviare una strategia su misura per “i cinque nervi scoperti del Paese”: la tutela del patrimonio artistico, con il caso siciliano; la ricostruzione, nella sua duplice dimensione – temporanea e permanente – con Camerino come città-studio; il bosco e la filiera produttiva del legno, con il rilancio di questo settore a partire da un luogo di incomparabile bellezza naturalista; la mobilità lenta e veloce attraverso la situazione dei territori della Valle del Basento; il superamento del modello architettonico degli ospedali, a favore di nuovi spazi per la cura e la degenza della popolazione anziana. Quest’ultimo punto, in particolare, sarà calato sulla realtà della Sardegna – regione nota per la longevità dei residenti -, ma intende porsi come prototipo di rilievo nazionale. Arcipelago Italia è in “coerenza assoluta” con l’azione intrapresa dal MiBACT in questi ultimi anni, – dall’appena concluso Anno dei Borghi a quello dei Cammini, solo per citare alcune esperienze – ha sottolineato il Ministro Franceschini, e nello stesso tempo sembra “inserirsi bene nel contesto di Freespace, in quanto non rappresenta semplicemente un nuovo motivo di compiacimento per l’eredità del passato, ma contribuisce a inquadrare meglio le caratteristiche del nostro spazio abitato”, ha indicato Paola Baratta, Presidente della Biennale di Venezia. Il MiBACT supporta Arcipelago Italia con un investimento di 600.000 euro, formalizzato con la consueta convenzione con la Fondazione La Biennale, ha precisato Federica Galloni – Direttore Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie Urbano e Commissario del Padiglione Italia –, che nella stessa occasione ha anche presentato il rapporto triennale della DGAAP, sul quale torneremo nei prossimi giorni.
A partire dal mese di giugno 2018, prenderà via un ciclo di quattro attività tematiche in coerenza con i contenuti di Arcipelago Italia. Dibattiti, conferenze, laboratori, workshop coinvolgeranno parte del team curatoriale, in un confronto aperto alle scuole e alle università; in programma, tra gli altri appuntamenti, anche una serie di letture nel Giardino delle Vergini, a partire dai testi e dalle lettere di Giancarlo De Carlo.