Il design entra in ufficio con la nuova sedia prodotta da Vitra, che mixa la bellezza degli anni ’60 con l’ergonomia contemporanea.
Dopo centinaia di prototipi, infiniti controlli di qualità e tenuta, 4 anni di studio e lavoro, finalmente è pronta la nuova Pacific Chair disegnata da Edward Barber e Jay Osgerby per Vitra. Per la coppia di designer inglesi, che negli anni ha disegnato una vasta gamma di prodotti per le più grandi aziende internazionali – sedie, tavoli, divani, lampade e perfino la torcia olimpica delle Olimpiadi del 2012 – questo nuovo progetto è stato una grande sfida. Perché per la prima volta hanno disegnato una sedia da ufficio che, contrariamente a quanto si possa immaginare, è la tipologia di seduta più complessa in assoluto da progettare e realizzare. Deve infatti essere ergonomica, favorendo l’assunzione di una postura corretta della colonna vertebrale, delle gambe e delle braccia. Inoltre lo schienale deve seguire la linea a S della colonna, e il sedile si deve adattare alla forma del corpo. Il tutto favorendo il sostegno lombare di chi la usa, con la possibilità di regolare l’altezza e l’inclinazione dello schienale. Per rendere il tutto ancora più complicato, ci sono norme molto rigide e precise su come deve essere una sedia da ufficio, che cambiano a seconda che si tratti di paesi in Europa, Stati Uniti, Australia.
Amiamo le sfide”, racconta Edward Barber che abbiamo incontrato insieme a Jay Osgerby alla Fondazione Feltrinelli di Milano, “e l’idea di lavorare a un nuovo prodotto così complicato non poteva che trovarci entusiasti. Abbiamo cominciato il lavoro studiando tutte le sedie da ufficio che erano state realizzate fino a oggi. Quelle degli anni ’60 e ’70 erano molto eleganti nelle forme, ma poco pratiche per le esigenze di oggi. Quelle invece usate ora sono ergonomiche e più strutturate, ma sembrano tutte uguali, banali nei colori e ripetitive nelle forme. Partendo quindi da queste considerazioni abbiamo voluto creare un nuovo prodotto che riuscisse a essere bello come quelle del passato, e insieme pratico ed ergonomico come quelle di oggi“. Risultato: la nuova Pacific Chair di Edward Barber e Jay Osgerby ha uno schienale molto esteso verso il basso, così da nascondere alla vista i componenti meccanici che consentono tutte quelle sofisticate funzioni necessarie per una seduta da ufficio ergonomica. Lo schienale e i braccioli regolabili in altezza sono parte integrante dello stesso profilo allineato verticalmente. E un meccanismo sincronizzato risponde automaticamente al peso dell’utilizzatore, offrendo un’immediata sensazione di comfort personalizzato. Ridotto al minimo l’impatto visivo di tali elementi, i designer hanno così potuto poi focalizzarsi sull’estetica del prodotto, scegliendo colori e materiali che lo rendono un nuovo complemento da ufficio, comodo da usare ma finalmente anche bello da vedere.
Lifestyle
Benzene, xilene, ammoniaca: la possibilità che questi ed altri agenti chimici dannosi per la salute dell’uomo siano nell’aria di uffici, case e appartamenti esiste ed è legata al proliferare di vernici, plastiche, solventi, colle, detergenti e -ahinoi- ai troppi tubi di scappamento delle auto in giro per le nostre città.Per questo forse già alla fine degli anni ’80, quando l’utilizzo di chimica e trasporto privato ha raggiunto livelli importanti, addirittura la NASA si è scomodata in un campo piuttosto insolito per un’agenzia spaziale… il giardinaggio!
La NASA alla fine non ha avuto dubbi nel consigliare a tutti di tenere in casa o in ufficio almeno una pianta ogni 30 metri quadri circa (il che offre un ottima scusa per riempire le case di verde!), scegliendo tra gli esemplari dell’elenco. Da notare, per chi ha in casa cani o gatti, che alcune delle piante indicate sono tossiche per gli animali domestici… quindi è bene informarsi a dovere prima di metterle in casa!
Eccone alcune piante “salva aria” che abbiamo selezionato dall’elenco:
FELCE DI BOSTON
Diversi studi indicano questa pianta come “campionessa” nell’assorbire l’inquinamento. Tra loro, quello della NASA indica come la Felce di Boston possa catturare molecole di formaldeide e di xylene libere nell’aria.
DERA
L’Hedera helix, ovvero la comune Edera che adorna pareti e balconi in città e campagna, è uno dei campioni della lista della NASA. Tra gli agenti che sa “catturare”, formaldeide, tricloroetilene, xylene e benzene.
FICO BENIAMINO
L’“impiegato di prima” di Fantozzi sarà felice di sapere che le “quattro piante di ficus” che gli spettano in ufficio possono avere effetti positivi, secondo la NASA, nella pulizia dell’aria da formaldeide e xylene.
GERBERA
Oltre ad essere bella e colorata, la gerbera figura nel vademecum NASA come capace di trattenere molecole di fomaldeide, xylene, tricloroetilene.
CRISANTEMO
Il crisantemo morifolium è infine il vero campione della lista dell’agenzia americana, unica pianta insieme allo “Spatifillo” ad essere in grado di catturare tutti e cinque gli agenti chimici presi in considerazione.
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Dal 18 ottobre 2017 fino al 14 gennaio 2018 a St. Petersburg in Florida la mostra Dalí & Schiaparelli fa il punto sulla collaborazione con Salvador Dalì, il surrealista per eccellenza che, forse più di altri, ha collaborato con la creatrice di moda disegnando tessuti, abiti, accessori.
Nel panorama della moda del Novecento, Elsa Schiaparelli è una grande incognita caratterizzata da un metodo di lavoro a contatto con la comunità artistica del suo periodo che era inusuale all’epoca ma è ancora del tutto impraticabile oggi. Nel 2003 la mostra Shocking! The Art and Fashion of Elsa Schiaparelli al Philadelphia Museum of Art (il museo che possiede la più grande collezione di archivio dei suoi abiti) ha sollevato il velo sulla sua espressione di moda che, più che una citazione o un omaggio dell’arte del suo periodo, è stata una collaborazione a pieno titolo con gli artisti del Surrealismo che negli stessi anni erano i protagonisti della scena, soprattutto a Parigi. Dal 18 ottobre 2017 fino al 14 gennaio 2018 a St. Petersburg in Florida la mostra Dalí & Schiaparelli fa il punto sulla collaborazione con Salvador Dalì, il surrealista per eccellenza che, forse più di altri, ha collaborato con la creatrice di moda disegnando tessuti, abiti, accessori.
A lui, in particolar modo, si deve il disegno dell’aragosta che si può trovare sia su un abito da sera sia come manico di una vorsa. Sempre a Dalì si deve l’abito con i cassetti, che riprende la scultura Venere con i cassetti del 1936 (allusione ai “cassetti” della personalità di cui parlava Freud trasferita sulla Venere di Milo custodita al Louvre e presa dall’artista come ideale di bellezza). Sempre a Dalì si deve il famoso cappello con la scarpa mentre a Giacometti la Schiaparelli commissionò la gabbia di ingresso della sua boutique di place Vendôme e a Leanor Fini la famosa bottiglia sagomata a forma di busto femminile del profumo Shocking, come Meret Oppenheim è l’autrice del bracciale in metallo ricoperto di pelliccia, Jean Cocteau è l’autore del disegno sulla giacca del tailleur Tête de femme.
La mostra del museo Dalì di St. Petersbourg, organizzata in collaborazione con la Maison Schiaparelli e prestiti del museo di Philadelphia, analizza tutto il rapporto tra il pittore e le creatrice di moda, inserendo anche lavori interpretati da Bertrand Guyon, attuale direttore creativo del marchio, oggi di proprietà del gruppo di Diego Della Valle.
Elsa Schiaparelli, nata a Roma il 10 settembre 1890 in una famiglia di intellettuali piemontesi, tra cui lo zio Giovanni Virginio Schiaparelli, astronomo studioso di Marte, dopo varie vicissitudini e un matrimonio a Londra che finisce con un divorzio a New York, arriva a Parigi nel 1922 dove è ospite, con la figlia Gogo (che sarà la madre dell’attrice Marisa Berenson) di Gaby Picabia, la moglie del pittore dadaista Francis. Da qui inizia la sua storia tutt’altro che usuale: il contatto con l’ambiente artistico e l’amicizia con gli intellettuali che la porterà ad aprire la propria Maison nel 1934 e a essere la creatrice di moda più in vista del periodo tra le due guerre, generando l’invidia anche di Coco Chanel che non pronunciava mai il suo nome e la chiamava «l’italienne». Fino alla chiusura, nel 1954, dell’atelier che ha visto tante invenzioni che molti vogliono far culminare in una particolare tonalità di rosa che da allora si chiama “rosa shocking”.
Oltre 5.900 pezzi e una ricca serie di finiture per riprodurre il capolavoro architettonico di Agra come veri esperti.
Arcate, balconi, finestre ad arco. I dettagli non mancano di certo nel nuovo set Lego Creator Expert dedicato al Taj Mahal: il capolavoro architettonico di Agra, commissionato nel 1631 dall’imperatore Shah Jahan in ricordo della moglie, torna a stuzzicare la fantasia dei costruttori seriali con un modello da oltre 5.900 pezzi, che aggiorna la precedente versione lanciata nel 2008.
Il nuovo mausoleo targato Lego misura ben 43 centimetri di altezza, 51 di larghezza e 51 di profondità. Oltre ai dettagli introdotti sulle quattro facciate dell’edificio, con ornamenti e mattonelle intricate, presenta numerose finiture decorative sulla cupola centrale, le camere a cupola secondarie e i minareti. Per facilitare l’assemblaggio e un eventuale spostamento, inoltre, la costruzione potrà essere suddivisa in sette sezioni modulari. Obiettivo: venire ancora più incontro alle esigenze dei costruttori più esperti.
Sono belle, colorate e arredano la nostra casa donandole spesso anche un tocco esotico. Ma se vi dicessimo che le piante da interni sono anche in grado di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo e limitare l’inquinamento domestico?
Verso la fine degli anni ‘80 la NASA condusse uno studio approfondito sulla capacità delle piante da appartamento di purificare l’aria. Dalla ricerca emerse un risultato molto interessante: le piante non solo sono in grado attraverso la fotosintesi clorofilliana di assorbire anidride carbonica e di rilasciare ossigeno, ma molte di esse riescono a neutralizzare sostanze organiche volatili (VOC) spesso presenti nelle nostre abitazioni grazie a degli enzimi detti metilotrofi.
Ma vediamo in dettaglio quali sono le 15 piante maggiormente indicate a purificare l’aria di casa nostra.
1. Lingua di Suocera (Sansevieria trifasciata ‘Laurentii’)
Nota anche come lingua di suocera, questa pianta da interni è una delle più efficaci nel depurare l’aria. È in grado di filtrare e rendere inoffensiva la formaldeide spesso presente nei prodotti per la pulizia, nella carta igienica o nei tessuti per la cura personale. Sistematene una in bagno: saprà prosperare anche in condizioni di luce scarsa.
2. Ficus (Ficus benjamina)
Questa pianta molto diffusa può aiutarci a filtrare molti agenti inquinanti come la formaldeide, contenuta nei tappeti e nei mobili di casa, ma anche il tricloroetilene ed il benzene. Il ficus non è una pianta facilissima, ma se scegliete una posizione in casa dove c’è la giusta esposizione solare ed effettuate un’annaffiatura regolare, sarà molto longeva.
3. Crisantemo (Chrysantheium morifolium)
I coloratissimi fiori del crisantemo oltre a donare una nota di vivacità alla vostra casa o al vostro ufficio, vi aiuteranno a filtrare il benzene, normalmente presente nei collanti, nelle vernici, nelle plastiche e nei detersivi. Ricordatevi di collocarlo in un punto dove possa godere della luce intensa del sole che farà germogliare i suoi fiori.
4. Aloe (Aloe vera)
Questa pianta, appartenente alla famiglia delle succulente, è molto semplice da coltivare e può dimostrarsi un fidato alleato contro la formaldeide e il benzene. Un buon posto per collocarla potrebbe essere una finestra ben illuminata in cucina. Oltre alle sue proprietà purificanti dell’aria dal suo estratto si ottengono delle ottime creme lenitive per la pelle.
5. Dracena (Dracaena marginata)
Grazie alle sue bordature di un rosso intenso, la dracena aggiunge sicuramente un tocco di colore ai nostri ambienti ed il suo arbusto può crescere per diversi metri. È l’ideale per combattere sostanze come lo xilene, il tricloroetilene e la formaldeide, che come abbiamo già detto possono essere presenti in lacche o vernici.
6. Dracena (Dracaena deremensis Warneckii)
Può combattere gli agenti inquinanti contenuti in oli e vernici. Cresce in modo rigoglioso anche in presenza di scarsa luce. Il suo fusto sottile è sovrastato da una chioma di foglie allungate e può raggiungere un’altezza sorprendente.
7. Azalea (Rhododendron simsii)
Questo fantastico arbusto fiorito è perfetto per combattere la formaldeide presente nel compensato e nelle schiume isolanti. La loro capacità filtrante sembra essere maggiore se esposte in un luogo fresco, l’importante che sia ben illuminato.
8. Pothos (Scindapsus aures)
Un’altra fedele alleata nella lotta alla formaldeide. Vi consigliamo di posizionarne qualche vaso nel vostro garage, dove a causa dei gas di scarico ricchi di formaldeide l’aria non sarà delle migliori, È una pianta molto robusta e spartana ed è in grado di crescere anche con scarsa luce.
9. Gerbera (Gerbera jamesonii)
La gerbera è una pianta da fiore ideale per rimuovere la trielina, spesso presente nei capi d’abbigliamento lavati a secco. Ponetela nella vostra lavanderia o in stanza da letto ma fate attenzione: ha bisogno di molta luce. Di notte meglio rimuoverla dalle stanze in cui dormite.
10. Edera Comune (Hedera helix)
L’edera è ottima per inibire la formaldeide presente in molti prodotti per la pulizia della casa. Inoltre sembra che sia in grado di ridurre la diffusione di particelle inquinanti trasmesse con le feci degli animali domestici.
11. Filodendro (Philodendron oxycardium)
Questa pianta rampicante non è indicata in quelle famiglie dove ci sono bimbi piccoli o animali domestici, poiché risulta estremamente tossica se ingerita. In compenso è ottima nel filtraggio delle sostanze inquinanti volatili in particolare con la formaldeide.
12. Palma di bamboo (Chamaedorea sefritzii)
Questa piccola palma cresce bene in zone d’ombra e spesso produce fiori e piccoli frutti. È uno dei migliori filtri naturali contro il benzene e il tricloroetilene ma è anche capace di neutralizzare la formaldeide.
13. Spatifillo (Spathiphyllum Mauna Loa)
Questo giglio richiede una esposizione in penombra ed una annaffiatura regolare una volta la settimana per poter produrre i suoi candidi fiori bianchi. È imbattibile nella lotta dei più comuni composti organici volatili, quali il benzene, la formaldeide e il tricloroetilene ma risulta efficace anche con toluene e xilene.
14. Aglaonema (Aglaonema Crispum Deborah)
L’Aglaonema cresce anche in condizioni di scarsa luce e produce fiori e frutti rossi. È in grado di filtrare diversi inquinanti atmosferici.
15. Falangio (Chlorophytum comosum)
Se non avete un pollice verde invidiabile la il falangio è la pianta che fa per voi. Molto resistente, poco soggetta a malattie, facile da allevare necessita solo di molta luce. Grazie al suo fitto fogliame e ai fiori bianchi la pianta è in grado di filtrare benzene, ossido di carbonio, formaldeide e xilene.
La natura, ancora una volta, ci dimostra di avere sempre soluzioni efficaci ad impatto e costo zero.
La moda nel cinema. Protagonista di una mostra a Roma, presso Palazzo della Civiltà Italiana è la Maison Fendi nel suo rapporto con la settima arte. L’appuntamento si svolge fino al 25 marzo 2018.
Fendi apre a Palazzo della Civiltà Italiana, nell’headquarter della maison all’Eur, (fino al 25 marzo 2018) la Festa del Cinema di Roma con una mostra, Fendi Studios, che racconta in chiave contemporanea la lunga storia che lega la maison romana al cinema. Si tratta di una storia importante anche perché, meglio di ogni altra, riesce a spiegare la vera natura della moda romana, le sue caratteristiche creative che non rientrano in schemi predefiniti di produzioni standardizzate perché frutto del lavoro preponderante di artigiani e artisti. Impossibile inserire la moda romana in un’unica definizione, alta moda o prét à porter, si parla di creazioni suggerite dalla convivenza fra moda e cinema che inizia già alla fine degli anni 30 quando apre Cinecittà. In quel momento iniziano a lavorare le sartorie che fanno sia i costumi di scena che gli abiti per le attrici, si genera un contesto che sopravvive nel dopoguerra, quando, alla fine degli anni ‘40, arrivano a Roma personaggi come le sorelle Fontana o le sorelle Allegri di Annamode. In quel periodo Fendi è già internazionale e si prepara ad essere l’interlocutore di un cinema raffinato e colto, come oggi lo è per l’arte, a realizzare quei capolavori capaci di tradurre le visioni di registi come Luchino Visconti, Federico Fellini, Mauro Bolognini fino ai contemporanei Sofia Coppola e Wes Anderson.
LE PAROLE DI SILVIA VENTURINI FENDI
Un percorso parallelo fra moda e costume; le due arti si nutrono a vicenda e portano il lavoro della maison che ha da sempre incarnato quel modello, oggi osannato, di altissimo artigianato, in una posizione internazionale. I meravigliosi laboratori di pellicceria della maison sono studi dove Piero Tosi, Gabriella Pescucci o Milena Canonero possono materializzare le loro idee come in uno studio d’artista, dove la creatività conta su esecuzioni perfette, su una capacità di inventare ogni abito, come fosse un costume di un personaggio: tutto questo è alla base dello story-telling che identifica il lusso contemporaneo. Così ne parla Silvia Venturini Fendi: “Il cinema è sempre stato importante nella nostra famiglia e nella nostra azienda. La Maison ha un rapporto molto stretto con Cinecittà. Le sorelle Fendi, protagoniste della scena creativa e artistica romana, hanno collaborato a progetti che oggi possono essere considerati rivoluzionari. Per costumisti del calibro di Piero Tosi e Milena Canonero, hanno creato pellicce e abiti per produzioni cinematografiche indimenticabili.
CINEMA E ARTE
“Abbiamo lavorato con i più importanti registi del passato e del presente, da Luchino Visconti a Wes Anderson, da Martin Scorsese a Giuseppe Tornatore, e siamo intenzionati a continuare. La mostra rappresenta un omaggio particolarmente innovativo a un rapporto basato sull’affinità e alimentato dal desiderio di sperimentare, raccontare storie e trasformare i sogni in realtà”, conclude. Questa ricerca di una visione nuova della storia è la chiave della mostra nella quale, grazie ad una serie di scene allestite come set, il visitatore diventa protagonista di un percorso interattivo: insieme alle produzioni iconiche della maison, lo accoglie una esperienza digitale unica. Un concetto espositivo fortemente comunicativo, nel quale i selfie dei visitatori diventano l’ultima regia fatta dal pubblico stesso che può usare le pellicce di Gwyneth Paltrow dei Tenenbaum, di Tilda Swinton di Grand Budapest Hotel, di Madonna in Evita e molte altre come sfondo reale dell’immaginario. Il percorso culmina in una vera sala cinematografica dove, in concomitanza con la mostra, saranno proiettati i film più significativi della storia di Fendi nel cinema. L’evento porta anche l’attenzione su quanto abbia da dire Roma in un momento di reinvenzione del sistema moda, un patrimonio che pochi luoghi possiedono e che deve essere messo a vantaggio del futuro della moda stessa.
E’ stata una vera festa (con tanto di taglio del nastro, sindaco e autorità) l’inaugurazione di Rinascente Roma – volutamente senza il ‘La’ ideato esattamente un secolo fa da un copy d’eccezione come Gabriele D’Annunzio. Il nuovo flagship store di 14mila metri quadrati è nella centralissima via del Tritone, a pochi passi dalla Fontana di Trevi e da piazza di Spagna.
Non più solo un grande magazzino, ma un luogo d’incontro dove vivere la città. Dopo Milano (piazza Duomo) la Rinascente apre anche a Roma, in via del Tritone, il suo new flagship store.
La location in pieno centro storico, offre ai romani un riferimento per shopping, cucina e mondanità. Si tratta di un nuovo department store con 15.000 metri quadrati di vendita e, come il flagship milanese con la food court che si affaccia sulle guglie del Duomo, anche a Roma una grande terrazza con vista sul cuore della città. Non mancano poi moda e design, ma a rendere unico lo spazio romano è il tesoro scoperto in fase di ristrutturazione. Durante gli scavi per i lavori, nell’area del cantiere in cui sorge la Rinascente, riaffiorarono alla luce reperti antichi: le strutture originali dell’Acquedotto Vergine e un intero quartiere della Roma imperiale.
Una sequenza di ambienti appartenenti ad “insulae” abitative separate da tratti di strada, oltre a una ‘domus’ decorata da pavimentazioni marmoree e mosaici e un vasto impianto termale. Nell’immobile, rilevato nel 2006, lo spazio commerciale lascia il posto a ristoranti nell’ultimo piano e al Design Supermarket al piano terra. Offrendo tantissime nuove opportunità di lavoro. Oltre a vestiti e accessori per uomo, donna e bambino, al reparto beauty e gioielleria, al food e homedesign, il new flaghship store ospita anche mostre, eventi culturali, party esclusivi, lanci in anteprima, progetti speciali e il servizio on demand. Un instant messaging che realizza ogni desiderio di shopping, ricercando i prodotti preferiti dal cliente e inviandoli dove desidera.
XOffice sviluppa un nuovo concetto di ufficio da sperimentare e toccare con mano, arricchito da una tecnologia avanzata che grazie alla domotica di ultima generazione rende possibile lavorare con la propria scrivania virtuale in qualsiasi posto del mondo. Tecnologia e fruibilità degli spazi, un binomio strategico per un nuovo punto di riferimento nel mondo ufficio in cui lasciarsi trasportare per percepirne tutti i vantaggi.
La domotica o automazione domestica è quella disciplina che si occupa dello studio delle tecnologie volte a migliorare la qualità della vita all’interno di un abitazione o di un ufficio e più in generale negli edifici. Ma non solo. La domotica consente infatti di ottenere un notevole incremento delle prestazioni e delle possibilità offerte dai diversi impianti presenti nell’abitazione, ottimizzando i consumi e permettendo l’integrazione di diversi funzioni quali controllo, comfort, sicurezza, risparmio energetico e comunicazione. Un sistema domotico consente infatti di realizzare la gestione coordinata di tutte queste funzioni.
Cosa cambia rispetto ad un impianto elettrico tradizionale?
Grazie alla domotica ci troviamo di fronte ad un “ufficio intelligente”, un ambiente che mette a disposizione di chi lo vive impianti e funzioni che vanno ben oltre a quelli tradizionali: controlla se abbiamo lasciato le luci accese e le finestre aperte, evita lo sgancio del contatore dell’energia elettrica quando si utilizzano troppi elettrodomestici, riceve gli ospiti attivando scenari luce o abbassa le tapparelle ed attiva l’antifurto ad orari prestabiliti, chiude l’acqua e il gas in caso di pericolo. Una sinergia dunque in grado di aumentare comfort, risparmio energetico e sicurezza!
XOhub, un nuovo uno spazio tecnologico, iperconnesso e green dove il benessere e la creatività nascono dalle piante per una giungla metropolitana capace di fondere design, progetto e competenze. XOffice è una realtà tutta italiana divenuta presto punto di riferimento nell’arredamento per ufficio con sede a Roma. L’azienda opera a livello internazionale ed è specializzata nello Space planning, nello Smart Office e nel Fit‐out di uffici, teatri, alberghi, università e negozi. Da oggi XOffice cambia veste e lo fa indossando lo stile Jungle in occasione dell’inaugurazione del suo nuovo Hub. Uno spazio arredato in stile Vitra e Thonet, poliedrico e multifunzionale di circa 500 metri quadrati dove si svilupperanno diverse attività. “XOhub” sarà un luogo contemporaneo e ospiterà un ambiente di lavoro aperto e moderno, divenendo anche un nuovo riferimento per scambi culturali tra aziende con una vip lounge, un ampio collaborative space, un’area dedicata agli informal meeting, una sala per video conference, una training area, e zone mini meeting. Ma cos’è l’OfficeJungle? Come fa ad entrare in ufficio? Lo stile “Jungle” è una delle tendenze di arredamento, design e moda più attuale e accattivante e “XOhub”, assimilando questo mood, si presenterà come una vera giungla contemporanea in cui il punto cardine sono le piante ed una vita centrata sull’energia che possono regalare agli esseri umani che se ne circondano e se ne prendono cura. L’Office Jungle esalta il contatto con la natura, valorizzando gli effetti benefici che si hanno quando si vive in ambienti ricchi di piante; non è dunque solo arredare con le piante in senso puramente estetico, è più uno stile di vita. XOhub è uno dei primi esempi al mondo in cui la giungla entra anche in ufficio, per vivere e promuovere un uso sempre più consapevole del verde nei luoghi di lavoro. Le piante così sono protagoniste di uno spazio, dove lavorare, incontrarsi, creare diventa un piacere, abbracciati dalle colonne in cemento trasformate in tronchi metropolitani, circondati dal verde che permette di ossigenare l’aria in modo ecologico.
Una selezione accurata di colori e materiali danno vita a un nuovo linguaggio euna innovativa dimensione di ambiente ufficio, capace di trasmettere equilibrio e leggerezza in un costante scambio tra uomo e natura. Tutto questo grazie alla ricerca attenta di Michelangelo Brernabei, fondatore di XOffice, che con un team d agronomi ha scelto personalmente arbusti e piante capaci di donare all’ambiente aria pura, lo stesso afferma: “Abbiamo scelto piante ecobio che non prevedono l’uso di pesticidi, siamo stati in Olanda a selezionare di persona ogni esemplare per avere un risultato perfetto”. Così l’elemento vegetale si appropria dello spazio per donare un confort visivo oltre alle qualità, peraltro già note, di abbattimento dell’inquinamento elettromagnetico e acustico. Un nuovo concetto di ufficio da sperimentare e toccare con mano, arricchito da una tecnologia avanzata che grazie alla domotica di ultima generazione rende possibile lavorare con la propria scrivania virtuale in qualsiasi posto del mondo. Tecnologia e fruibilità degli spazi, un binomio strategico per un nuovo punto di riferimento nel mondo ufficio in cui lasciarsi trasportare per percepirne tutti i vantaggi. Lo scopo di questo spazio è quello di far sentire l’innovazione e il benessere nel luogo di lavoro, l’aria risulta sana e si lavora meglio; grazie alla sua intelligenza aiuta a creare un ambiente confortevole e a risparmiare sui consumi energetici.Office Jungle è anche design sostenibile proprio in virtù del principio alla base del vivere la natura per stare bene negli ambienti così “XO Hub”nasce come progetto 100% sostenibile che, insieme alle certificazioni mette al centro la qualità del vivere lo spazio di lavoro. L’intera area prevede anche un’avanzata gestione degli impianti e network tra aziende leader nel panorama del design che hanno come mission comune la sostenibilità. Tutto questo rappresenta un cambiamento rispetto ai tradizionali ambienti di lavoro, qui, ogni spazio riflette la propria personalità e le singole parti contribuiscono a un effetto complessivo molto equilibrato per un vero laboratorio d’Indagine sul lavoro nella sua continua evoluzione. Grazie ai suoi confort che si traducono in cura dei dettagli, cultura dell’eccellenza e qualità della vita, “XO Hub” regalerà ai suoi dipendenti e ai suoi ospiti una sensazione ineguagliabile di energia e armonia.
Una selezione accurata di colori e materiali danno vita a un nuovo linguaggio e una innovativa dimensione di ambiente ufficio, capace di trasmettere equilibrio e leggerezza in un costante scambio tra uomo e natura. Tutto questo grazie alla ricerca attenta di Michelangelo Brernabei, fondatore di XOffice, che con un team d agronomi ha scelto personalmente arbusti e piante capaci di donare all’ambiente aria pura, lo stesso afferma: “Abbiamo scelto piante ecobio che non prevedono l’uso di pesticidi, siamo stati in Olanda a selezionare di persona ogni esemplare per avere un risultato perfetto”. Così l’elemento vegetale si appropria dello spazio per donare un confort visivo oltre alle qualità, peraltro già note, di abbattimento dell’inquinamento elettromagnetico e acustico. Un nuovo concetto di ufficio da sperimentare e toccare con mano, arricchito da una tecnologia avanzata che grazie alla domotica di ultima generazione rende possibile lavorare con la propria scrivania virtuale in qualsiasi posto del mondo. Tecnologia e fruibilità degli spazi, un binomio strategico per un nuovo punto di riferimento nel mondo ufficio in cui lasciarsi trasportare per percepirne tutti i vantaggi. Lo scopo di questo spazio è quello di far sentire l’innovazione e il benessere nel luogo di lavoro, l’aria risulta sana e si lavora meglio; grazie alla sua intelligenza aiuta a creare un ambiente confortevole e a risparmiare sui consumi energetici.Office Jungle è anche design sostenibile proprio in virtù del principio alla base del vivere la natura per stare bene negli ambienti così “XO Hub”nasce come progetto 100% sostenibile che, insieme alle certificazioni mette al centro la qualità del vivere lo spazio di lavoro. L’intera area prevede anche un’avanzata gestione degli impianti e network tra aziende leader nel panorama del design che hanno come mission comune la sostenibilità. Tutto questo rappresenta un cambiamento rispetto ai tradizionali ambienti di lavoro, qui, ogni spazio riflette la propria personalità e le singole parti contribuiscono a un effetto complessivo molto equilibrato per un vero laboratorio d’Indagine sul lavoro nella sua continua evoluzione. Grazie ai suoi confort che si traducono in cura dei dettagli, cultura dell’eccellenza e qualità della vita, “XO Hub” regalerà ai suoi dipendenti e ai suoi ospiti una sensazione ineguagliabile di energia e armonia.
Le sedie Thonet sono da sempre considerate il classico elemento d’arredo. Una sedia di legno non manca mai all’interno di una casa – che sia la cucina, una stanza da letto, o anche un corridoio o uno studio – così come la si ritrova nella maggioranza dei ristoranti, bar e bistrot.
Per i designer rappresenta il banco di prova per eccellenza, soprattutto al giorno d’oggi che si contano ormai tantissimi modelli di sedie in legno, ed è sempre più difficile disegnarne una nuova e diversa dalle altre già presenti sul mercato. Tra le sedie di legno più famose, diventate simbolo di eleganza e di perfezione progettuale, si annoverano quelle dell’azienda tedesca Thonet. Il suo primo modello, il numero 214 lanciato nel 1859 con le varianti disegnate successivamente, sono ancora oggi molto richiesti, e arredano progetti contract sparsi un po’ in tutto il mondo. Il segreto di un tale successo? La semplicità delle forme che non stanca mai, e la versatilità che rende queste sedie facili da abbinare ai mobili più diversi (di design, vintage o modernariato), e piacevoli da contestualizzare negli ambienti più vari.
Qualche esempio? Nel nuovo bar e ristorante Panama di Berlino, inaugurato a giugno, le sedie in legno curvato di Thonet nella versione in frassino chiaro ben si inseriscono nell’ambiente dall’atmosfera calda e accogliente. Così come i modelli di sedute scelti per lo storico palazzo di Anversa Graanmarkt 13, ristrutturato da Vincent Van Duysen come spazio polifunzionale, e per il ristorante Grand Ferdinand, all’interno dell’omonimo hotel sulla storica Ringstrasse di Vienna.
Sono dipinte di blu scuro anche le sedie di legno n. 214 scelte per il giardino d’inverno della Caffetteria SLS a Helsinki, mentre la versione in bianco e nero arreda il moderno Café Lolita di Lubiana insieme a grandi lampadari di design contemporanei a forma di ciliegia.