La carta da parati è cambiata e con WallPepper diventa un mezzo per creare immagini grandi, coinvolgenti, uniche da vivere ogni giorno, portando sulle pareti echi di monumenti, decorazioni e affreschi passati alla storia, richiami a elementi materici e mondi lontani, eleganti trompe l’oeil e atmosfere tropicali. La composizione della carta da parati in fibre tessili, agave e cellulosa, completamente priva di PVC e stampata con inchiostri ecologici, diventa oggi un supporto “green” che può interpretare, di volta in volta, differenti tendenze.
Le molteplici suggestioni che hanno guidato il team creativo nella progettazione dei soggetti unici del catalogo 2017 troveranno per la prima volta espressione ad Ambiente, la manifestazione fieristica di riferimento per l’oggettistica e per la decorazione della casa in programma a Francoforte dal 10 al 14 febbraio. Debutteranno così, nello stand WallPepper le migliori grafiche delle collezioni Trend-Line, arricchite da un’inedita modalità di utilizzo che le rende protagoniste anche delle superfici orizzontali.
Il trattamento con WallSilk®TR, protettivo tricomponente grazie al quale i prodotti WallPepper diventano calpestabili, assicura infatti la possibilità di decorare il pavimento con carta da parati, creando una sorprendente continuità spaziale o, al contrario, un piacevole contrasto di immagini eterogenee. La casa può essere quindi avvolta dall’eleganza delle boiserie della linea “Classic”, dalla preziosità dei marmi di “Monochrome”, dal simbolismo orientale di “Silk Way”, dalle prospettive di “Grand Tour”, dagli ingranaggi di “Postmodern” o, infine, dalla rigogliosa vegetazione tropicale di “Tropikos” per tramutarsi in uno scrigno tridimensionale di immagini.
design
Il design entra in ufficio con la nuova sedia prodotta da Vitra, che mixa la bellezza degli anni ’60 con l’ergonomia contemporanea.
Dopo centinaia di prototipi, infiniti controlli di qualità e tenuta, 4 anni di studio e lavoro, finalmente è pronta la nuova Pacific Chair disegnata da Edward Barber e Jay Osgerby per Vitra. Per la coppia di designer inglesi, che negli anni ha disegnato una vasta gamma di prodotti per le più grandi aziende internazionali – sedie, tavoli, divani, lampade e perfino la torcia olimpica delle Olimpiadi del 2012 – questo nuovo progetto è stato una grande sfida. Perché per la prima volta hanno disegnato una sedia da ufficio che, contrariamente a quanto si possa immaginare, è la tipologia di seduta più complessa in assoluto da progettare e realizzare. Deve infatti essere ergonomica, favorendo l’assunzione di una postura corretta della colonna vertebrale, delle gambe e delle braccia. Inoltre lo schienale deve seguire la linea a S della colonna, e il sedile si deve adattare alla forma del corpo. Il tutto favorendo il sostegno lombare di chi la usa, con la possibilità di regolare l’altezza e l’inclinazione dello schienale. Per rendere il tutto ancora più complicato, ci sono norme molto rigide e precise su come deve essere una sedia da ufficio, che cambiano a seconda che si tratti di paesi in Europa, Stati Uniti, Australia.
Amiamo le sfide”, racconta Edward Barber che abbiamo incontrato insieme a Jay Osgerby alla Fondazione Feltrinelli di Milano, “e l’idea di lavorare a un nuovo prodotto così complicato non poteva che trovarci entusiasti. Abbiamo cominciato il lavoro studiando tutte le sedie da ufficio che erano state realizzate fino a oggi. Quelle degli anni ’60 e ’70 erano molto eleganti nelle forme, ma poco pratiche per le esigenze di oggi. Quelle invece usate ora sono ergonomiche e più strutturate, ma sembrano tutte uguali, banali nei colori e ripetitive nelle forme. Partendo quindi da queste considerazioni abbiamo voluto creare un nuovo prodotto che riuscisse a essere bello come quelle del passato, e insieme pratico ed ergonomico come quelle di oggi“. Risultato: la nuova Pacific Chair di Edward Barber e Jay Osgerby ha uno schienale molto esteso verso il basso, così da nascondere alla vista i componenti meccanici che consentono tutte quelle sofisticate funzioni necessarie per una seduta da ufficio ergonomica. Lo schienale e i braccioli regolabili in altezza sono parte integrante dello stesso profilo allineato verticalmente. E un meccanismo sincronizzato risponde automaticamente al peso dell’utilizzatore, offrendo un’immediata sensazione di comfort personalizzato. Ridotto al minimo l’impatto visivo di tali elementi, i designer hanno così potuto poi focalizzarsi sull’estetica del prodotto, scegliendo colori e materiali che lo rendono un nuovo complemento da ufficio, comodo da usare ma finalmente anche bello da vedere.
Oltre 5.900 pezzi e una ricca serie di finiture per riprodurre il capolavoro architettonico di Agra come veri esperti.
Arcate, balconi, finestre ad arco. I dettagli non mancano di certo nel nuovo set Lego Creator Expert dedicato al Taj Mahal: il capolavoro architettonico di Agra, commissionato nel 1631 dall’imperatore Shah Jahan in ricordo della moglie, torna a stuzzicare la fantasia dei costruttori seriali con un modello da oltre 5.900 pezzi, che aggiorna la precedente versione lanciata nel 2008.
Il nuovo mausoleo targato Lego misura ben 43 centimetri di altezza, 51 di larghezza e 51 di profondità. Oltre ai dettagli introdotti sulle quattro facciate dell’edificio, con ornamenti e mattonelle intricate, presenta numerose finiture decorative sulla cupola centrale, le camere a cupola secondarie e i minareti. Per facilitare l’assemblaggio e un eventuale spostamento, inoltre, la costruzione potrà essere suddivisa in sette sezioni modulari. Obiettivo: venire ancora più incontro alle esigenze dei costruttori più esperti.
Sono belle, colorate e arredano la nostra casa donandole spesso anche un tocco esotico. Ma se vi dicessimo che le piante da interni sono anche in grado di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo e limitare l’inquinamento domestico?
Verso la fine degli anni ‘80 la NASA condusse uno studio approfondito sulla capacità delle piante da appartamento di purificare l’aria. Dalla ricerca emerse un risultato molto interessante: le piante non solo sono in grado attraverso la fotosintesi clorofilliana di assorbire anidride carbonica e di rilasciare ossigeno, ma molte di esse riescono a neutralizzare sostanze organiche volatili (VOC) spesso presenti nelle nostre abitazioni grazie a degli enzimi detti metilotrofi.
Ma vediamo in dettaglio quali sono le 15 piante maggiormente indicate a purificare l’aria di casa nostra.
1. Lingua di Suocera (Sansevieria trifasciata ‘Laurentii’)
Nota anche come lingua di suocera, questa pianta da interni è una delle più efficaci nel depurare l’aria. È in grado di filtrare e rendere inoffensiva la formaldeide spesso presente nei prodotti per la pulizia, nella carta igienica o nei tessuti per la cura personale. Sistematene una in bagno: saprà prosperare anche in condizioni di luce scarsa.
2. Ficus (Ficus benjamina)
Questa pianta molto diffusa può aiutarci a filtrare molti agenti inquinanti come la formaldeide, contenuta nei tappeti e nei mobili di casa, ma anche il tricloroetilene ed il benzene. Il ficus non è una pianta facilissima, ma se scegliete una posizione in casa dove c’è la giusta esposizione solare ed effettuate un’annaffiatura regolare, sarà molto longeva.
3. Crisantemo (Chrysantheium morifolium)
I coloratissimi fiori del crisantemo oltre a donare una nota di vivacità alla vostra casa o al vostro ufficio, vi aiuteranno a filtrare il benzene, normalmente presente nei collanti, nelle vernici, nelle plastiche e nei detersivi. Ricordatevi di collocarlo in un punto dove possa godere della luce intensa del sole che farà germogliare i suoi fiori.
4. Aloe (Aloe vera)
Questa pianta, appartenente alla famiglia delle succulente, è molto semplice da coltivare e può dimostrarsi un fidato alleato contro la formaldeide e il benzene. Un buon posto per collocarla potrebbe essere una finestra ben illuminata in cucina. Oltre alle sue proprietà purificanti dell’aria dal suo estratto si ottengono delle ottime creme lenitive per la pelle.
5. Dracena (Dracaena marginata)
Grazie alle sue bordature di un rosso intenso, la dracena aggiunge sicuramente un tocco di colore ai nostri ambienti ed il suo arbusto può crescere per diversi metri. È l’ideale per combattere sostanze come lo xilene, il tricloroetilene e la formaldeide, che come abbiamo già detto possono essere presenti in lacche o vernici.
6. Dracena (Dracaena deremensis Warneckii)
Può combattere gli agenti inquinanti contenuti in oli e vernici. Cresce in modo rigoglioso anche in presenza di scarsa luce. Il suo fusto sottile è sovrastato da una chioma di foglie allungate e può raggiungere un’altezza sorprendente.
7. Azalea (Rhododendron simsii)
Questo fantastico arbusto fiorito è perfetto per combattere la formaldeide presente nel compensato e nelle schiume isolanti. La loro capacità filtrante sembra essere maggiore se esposte in un luogo fresco, l’importante che sia ben illuminato.
8. Pothos (Scindapsus aures)
Un’altra fedele alleata nella lotta alla formaldeide. Vi consigliamo di posizionarne qualche vaso nel vostro garage, dove a causa dei gas di scarico ricchi di formaldeide l’aria non sarà delle migliori, È una pianta molto robusta e spartana ed è in grado di crescere anche con scarsa luce.
9. Gerbera (Gerbera jamesonii)
La gerbera è una pianta da fiore ideale per rimuovere la trielina, spesso presente nei capi d’abbigliamento lavati a secco. Ponetela nella vostra lavanderia o in stanza da letto ma fate attenzione: ha bisogno di molta luce. Di notte meglio rimuoverla dalle stanze in cui dormite.
10. Edera Comune (Hedera helix)
L’edera è ottima per inibire la formaldeide presente in molti prodotti per la pulizia della casa. Inoltre sembra che sia in grado di ridurre la diffusione di particelle inquinanti trasmesse con le feci degli animali domestici.
11. Filodendro (Philodendron oxycardium)
Questa pianta rampicante non è indicata in quelle famiglie dove ci sono bimbi piccoli o animali domestici, poiché risulta estremamente tossica se ingerita. In compenso è ottima nel filtraggio delle sostanze inquinanti volatili in particolare con la formaldeide.
12. Palma di bamboo (Chamaedorea sefritzii)
Questa piccola palma cresce bene in zone d’ombra e spesso produce fiori e piccoli frutti. È uno dei migliori filtri naturali contro il benzene e il tricloroetilene ma è anche capace di neutralizzare la formaldeide.
13. Spatifillo (Spathiphyllum Mauna Loa)
Questo giglio richiede una esposizione in penombra ed una annaffiatura regolare una volta la settimana per poter produrre i suoi candidi fiori bianchi. È imbattibile nella lotta dei più comuni composti organici volatili, quali il benzene, la formaldeide e il tricloroetilene ma risulta efficace anche con toluene e xilene.
14. Aglaonema (Aglaonema Crispum Deborah)
L’Aglaonema cresce anche in condizioni di scarsa luce e produce fiori e frutti rossi. È in grado di filtrare diversi inquinanti atmosferici.
15. Falangio (Chlorophytum comosum)
Se non avete un pollice verde invidiabile la il falangio è la pianta che fa per voi. Molto resistente, poco soggetta a malattie, facile da allevare necessita solo di molta luce. Grazie al suo fitto fogliame e ai fiori bianchi la pianta è in grado di filtrare benzene, ossido di carbonio, formaldeide e xilene.
La natura, ancora una volta, ci dimostra di avere sempre soluzioni efficaci ad impatto e costo zero.
La moda nel cinema. Protagonista di una mostra a Roma, presso Palazzo della Civiltà Italiana è la Maison Fendi nel suo rapporto con la settima arte. L’appuntamento si svolge fino al 25 marzo 2018.
Fendi apre a Palazzo della Civiltà Italiana, nell’headquarter della maison all’Eur, (fino al 25 marzo 2018) la Festa del Cinema di Roma con una mostra, Fendi Studios, che racconta in chiave contemporanea la lunga storia che lega la maison romana al cinema. Si tratta di una storia importante anche perché, meglio di ogni altra, riesce a spiegare la vera natura della moda romana, le sue caratteristiche creative che non rientrano in schemi predefiniti di produzioni standardizzate perché frutto del lavoro preponderante di artigiani e artisti. Impossibile inserire la moda romana in un’unica definizione, alta moda o prét à porter, si parla di creazioni suggerite dalla convivenza fra moda e cinema che inizia già alla fine degli anni 30 quando apre Cinecittà. In quel momento iniziano a lavorare le sartorie che fanno sia i costumi di scena che gli abiti per le attrici, si genera un contesto che sopravvive nel dopoguerra, quando, alla fine degli anni ‘40, arrivano a Roma personaggi come le sorelle Fontana o le sorelle Allegri di Annamode. In quel periodo Fendi è già internazionale e si prepara ad essere l’interlocutore di un cinema raffinato e colto, come oggi lo è per l’arte, a realizzare quei capolavori capaci di tradurre le visioni di registi come Luchino Visconti, Federico Fellini, Mauro Bolognini fino ai contemporanei Sofia Coppola e Wes Anderson.
LE PAROLE DI SILVIA VENTURINI FENDI
Un percorso parallelo fra moda e costume; le due arti si nutrono a vicenda e portano il lavoro della maison che ha da sempre incarnato quel modello, oggi osannato, di altissimo artigianato, in una posizione internazionale. I meravigliosi laboratori di pellicceria della maison sono studi dove Piero Tosi, Gabriella Pescucci o Milena Canonero possono materializzare le loro idee come in uno studio d’artista, dove la creatività conta su esecuzioni perfette, su una capacità di inventare ogni abito, come fosse un costume di un personaggio: tutto questo è alla base dello story-telling che identifica il lusso contemporaneo. Così ne parla Silvia Venturini Fendi: “Il cinema è sempre stato importante nella nostra famiglia e nella nostra azienda. La Maison ha un rapporto molto stretto con Cinecittà. Le sorelle Fendi, protagoniste della scena creativa e artistica romana, hanno collaborato a progetti che oggi possono essere considerati rivoluzionari. Per costumisti del calibro di Piero Tosi e Milena Canonero, hanno creato pellicce e abiti per produzioni cinematografiche indimenticabili.
CINEMA E ARTE
“Abbiamo lavorato con i più importanti registi del passato e del presente, da Luchino Visconti a Wes Anderson, da Martin Scorsese a Giuseppe Tornatore, e siamo intenzionati a continuare. La mostra rappresenta un omaggio particolarmente innovativo a un rapporto basato sull’affinità e alimentato dal desiderio di sperimentare, raccontare storie e trasformare i sogni in realtà”, conclude. Questa ricerca di una visione nuova della storia è la chiave della mostra nella quale, grazie ad una serie di scene allestite come set, il visitatore diventa protagonista di un percorso interattivo: insieme alle produzioni iconiche della maison, lo accoglie una esperienza digitale unica. Un concetto espositivo fortemente comunicativo, nel quale i selfie dei visitatori diventano l’ultima regia fatta dal pubblico stesso che può usare le pellicce di Gwyneth Paltrow dei Tenenbaum, di Tilda Swinton di Grand Budapest Hotel, di Madonna in Evita e molte altre come sfondo reale dell’immaginario. Il percorso culmina in una vera sala cinematografica dove, in concomitanza con la mostra, saranno proiettati i film più significativi della storia di Fendi nel cinema. L’evento porta anche l’attenzione su quanto abbia da dire Roma in un momento di reinvenzione del sistema moda, un patrimonio che pochi luoghi possiedono e che deve essere messo a vantaggio del futuro della moda stessa.
E’ stata una vera festa (con tanto di taglio del nastro, sindaco e autorità) l’inaugurazione di Rinascente Roma – volutamente senza il ‘La’ ideato esattamente un secolo fa da un copy d’eccezione come Gabriele D’Annunzio. Il nuovo flagship store di 14mila metri quadrati è nella centralissima via del Tritone, a pochi passi dalla Fontana di Trevi e da piazza di Spagna.
Non più solo un grande magazzino, ma un luogo d’incontro dove vivere la città. Dopo Milano (piazza Duomo) la Rinascente apre anche a Roma, in via del Tritone, il suo new flagship store.
La location in pieno centro storico, offre ai romani un riferimento per shopping, cucina e mondanità. Si tratta di un nuovo department store con 15.000 metri quadrati di vendita e, come il flagship milanese con la food court che si affaccia sulle guglie del Duomo, anche a Roma una grande terrazza con vista sul cuore della città. Non mancano poi moda e design, ma a rendere unico lo spazio romano è il tesoro scoperto in fase di ristrutturazione. Durante gli scavi per i lavori, nell’area del cantiere in cui sorge la Rinascente, riaffiorarono alla luce reperti antichi: le strutture originali dell’Acquedotto Vergine e un intero quartiere della Roma imperiale.
Una sequenza di ambienti appartenenti ad “insulae” abitative separate da tratti di strada, oltre a una ‘domus’ decorata da pavimentazioni marmoree e mosaici e un vasto impianto termale. Nell’immobile, rilevato nel 2006, lo spazio commerciale lascia il posto a ristoranti nell’ultimo piano e al Design Supermarket al piano terra. Offrendo tantissime nuove opportunità di lavoro. Oltre a vestiti e accessori per uomo, donna e bambino, al reparto beauty e gioielleria, al food e homedesign, il new flaghship store ospita anche mostre, eventi culturali, party esclusivi, lanci in anteprima, progetti speciali e il servizio on demand. Un instant messaging che realizza ogni desiderio di shopping, ricercando i prodotti preferiti dal cliente e inviandoli dove desidera.
La torre a scivolo di Carsten Höller, l’incantevole distributore di benzina di Jean Prouvé: la qualità architettonica di tutti gli edifici del Campus Vitra è affascinante.
Qui, completamente all’insegna della filosofia della Bauhaus, non conta solo la forma, bensì anche il contenuto: il Vitra Design Museum è uno dei più significativi centri espositivi per il design industriale di mobili.
Il Vitra Design Museum è un museo dedicato al design ed all’architettura che ha sede in Germania a breve distanza dalla città Svizzera di Basilea.
Il museo, inaugurato nel 1989, è ospitato in un edificio progettato dall’architetto Americano-Canadese Frank Gehry e fa parte del Vitra Design Campus, un notevole insieme di edifici e strutture architettoniche disegnate da alcuni dei più importanti architetti Internazionali, tra cui Zaha Hadid, Tadao Ando, Richard Buckminster Fuller, Jean Prouvé, Alvaro Siza, Herzog & de Meuron e Sanaa; alcuni degli edifici possono essere visti attraverso visite guidate.
La collezione del museo, composta da oltre 7.000 pezzi, è principalmente focalizzata su prodotti di arredamento ed illuminazione dal XIX secolo ad oggi, ma anche architettura, posateria ed elettronica di consumo sono rappresentate. Fanno ovviamente parte dalla collezione anche prodotti della stessa Vitra, che comprende celebri progetti di Charles and Ray Eames, George Nelson e Verner Panton.
Gli oggetti che formano la collezione della Vitra sono usualmente esposti in mostre tematiche, in genere due per anno.
Il Vitra Design Museum organizza anche laboratori didattici per adulti e bambini, visite guidate, incluse quelle agli edifici del Campus, ed eventi speciali. Al museo sono a disposizione del pubblico un negozio, una biblioteca specializzata ed una caffetteria.
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